Le mie impressioni… di Linda Zinesi

Al rientro dal Madagascar…

I diciotto giorni trascorsi in Madagascar sono stati intensi e pieni di sorprese. Le fantasie che mi ero fatta sulle attività che avrei voluto svolgere con i bambini e sulle esperienze che sognavo di fare sono state, in grande misura, realizzate, e questo mi riempie di gioia e gratitudine. Ho riscontrato che, in qualsiasi momento provassi un desiderio forte e chiaro di fare qualcosa –ballare le danze malgasce, imparare alcune parole malgasce, leggere con i bambini, ricevere attenzione, esprimere benevolenza e così via, quel desiderio si stava già manifestando e realizzando. Pareva che tutte le persone avessero una speciale sensibilità verso ciò che “era giusto” fare in quel momento. Anche la collaborazione con il direttore Jean Jacques, e i coordinatori Dera, Auguste ed Andry è stata particolarmente felice: dopo brevi riunioni in cui potevo proporre le mie idee, consultandomi con loro riguardo la fattibilità di queste idee ed eventuali aggiustamenti, venivo quasi sempre appoggiata ed incoraggiata; segno questo, secondo me, che la nostra linea di pensiero seguiva una direzione comune. Poi, tutto ciò che era stato accordato trovava la possibilità di attuarsi in un men che non si dica. Mi era sufficiente scendere le scale dell’ufficio di Jean Jacques ed entrare in una classe, chiedere la disponibilità dell’insegnante ad un’ora di attività e mettermi al lavoro. Gli insegnanti, tengo molto a dirlo, sono sempre stati collaborativi e attenti. Attenti a quello che io facevo, a come i bambini si comportavano e sempre pronti a favorire la buona riuscita dell’attività. Con loro ho instaurato un rapporto di stima reciproca e cooperazione che, sicuramente, mi è da esempio per relazioni professionali future. Ci siamo scambiati l’amicizia in facebook, risate e ringraziamenti espliciti e, l’ultimo giorno, io ho donato loro il libro “Le Petit Prince”, come segno della nostra breve collaborazione e augurio, ma anche libera volontà, per un proseguimento dell’attività.

Ecco elencate le attività che ho svolto alla scuola Mondobimbi, i tempi e le modalità:

  • “Le Petit Prince”

Lettura partecipante di alcuni capitoli del libro, poi rappresentazione scenica da parte dei bambini degli episodi raccontati.

Per quattro/cinque pomeriggi ho svolto questo laboratorio in due classi separatamente, la sesta e la settima, con ragazzini dai dieci ai tredici anni circa, riunendoli poi in un unico gruppo il giorno finale, per ricomporre in un unico spettacolo le scene preparate dalle due classi. Entrata in classe, spostavamo tutti i banchi in un angolo e disponevamo le panche a cerchio al centro dell’aula, così che ci si potesse tutti vedere in viso e affinché i bambini percepissero che quella era un’ora diversa da un’ora di lezione. Poi iniziavo a leggere. Spesso mi interrompevo dopo poche frasi, per rispiegare con altre parole quello che avevo letto, per chiedere ai bambini “Che cosa significa che…?”, “Sapete come è fatto un…?”, “A voi è mai capitato di…?”, tenendo conto che l’attenzione dei bambini deve essere continuamente stimolata e che il loro livello di francese era scolare; a volte l’insegnante traduceva simultaneamente in malgascio per assicurarsi che tutti avessero ben compreso. Alla fine di uno o due capitoli si riassumeva insieme, ad alta voce, che cosa era successo fin lì. Allora chiamavo qualche volontario, a seconda del numero dei personaggi, per rappresentare la scena. Suggerivo le frasi principali da dire e incoraggiavo ad accompagnare le parole con gesti ed espressioni, a sentirsi liberi di interpretare a loro modo la battuta. Per favorire la partecipazione di tutti, facevo sì che anche figure inanimate come il baobab o il vulcano venissero animate da qualcuno, inventando magari qualche frase anche per loro. I bambini erano divertiti da questa illimitata fantasia. La stessa scena veniva ripetuta più e più volte da alunni diversi: tutti non vedevano l’ora di raggiungere il centro del cerchio per provare anche loro.

Nel corso dei pomeriggi, si sono via via scelte le persone che avrebbero rappresentato  i personaggi durante lo spettacolo. Abbiamo scritto qualche copione, che alla fine la classe intera, spontaneamente, ha imparato a memoria. L’ultimo giorno le due classi si sono unite per le prove generali. Nel frattempo i bambini, con l’aiuto di un’insegnante, avevano costruito due aerei di carta ed una corona, e preparato i vestiti per caratterizzare il loro ruolo. Nella rappresentazione finale tutti hanno avuto una parte: due piccoli principi si sono alternati, il pilota, un aereo, un baobab, la rosa, due giardinieri (personaggi di fantasia), più un presentatore e tutti gli altri bambini che, seduti in cerchio, rappresentavano l’asteroide del piccolo principe e ripetevano ad alta voce alcune frasi comiche facendo eco al protagonista.

  • Danze e balli tipici

Balli di gruppo tipici malgasci insegnati da Andry ed esibiti con un gruppetto di ragazze e ragazzi danzatori alla festa finale. Balletto pop sulla musica di Waka waka (Shakira) performato da me e tutti i bambini in occasione dell’apertura delle Journées des écoles.

In Madagascar la gente appartiene al ritmo della propria terra e non il contrario. Quando si dice che gli africani hanno il ritmo dentro, significa proprio questo: che tutta la loro vita è una musica. Imparare le danze tipiche con adulti e bambini è stata una delle esperienze più istruttive che mi siano capitate. In questo caso, sono stata indubbiamente più io ad imparare da loro, anche e soprattutto dai più piccini, i quali si muovevano energicamente e naturalmente a tempo con qualsiasi canzone. Ci siamo divertiti parecchio, perché è semplicemente questa l’anima della danza africana: la gioia condivisa.

Quando mi è stato chiesto di preparare un balletto per l’inizio delle giornate ludiche, sono andata in crisi perché, a differenza dei malgasci, io non conoscevo nessuna danza tipica della mia regione e, anzi, temo proprio che non ne esistano (almeno nella zona dalla quale provengo e ai giorni nostri). Così ho ripiegato su una canzone pop di rilevanza internazionale, che a me piace molto proprio perché ricorda il ritmo africano… sono andata “sul sicuro”. I bambini, ballerini nati, non si stancavano più di danzarla seguendo le mie mosse, ma anche in questo devo io il merito alla loro congenialità al movimento; tutto il resto era superfluo.

  • Il diario di viaggio

Ho tenuto un diario dall’inizio alla fine di questo viaggio. Ogni giorno scrivevo impressioni, emozioni e descrivevo situazioni e paesaggi che erano particolarmente vividi nella mia memoria. Alcune parti del diario sono state pubblicate sul sito dell’associazione, allo scopo di informare e coinvolgere i sostenitori. Ho scritto parecchio, perché avvertivo l’importanza di tutto ciò che vedevo e vivevo, e sentivo una forte responsabilità nel portarlo per sempre con me. Invece, non ho scattato fotografie né registrato filmati di persona. Questo per una questione di tempo e di punto di vista: ho preferito mantenere gli occhi sempre liberi e partecipi, e scrivere poi tutto la sera una volta tornata a casa.

  • Filmato sul partage

Aldo e Sandra mi hanno chiesto di partecipare attivamente al loro progetto di registrazione di un filmato informativo ed esplicativo sull’evento del partage. Ho accettato e, per un pomeriggio intero, sono stata ripresa mentre spiegavo che cosa significasse questa giornata e che cosa vi facessero i membri di Mondobimbi. Il montaggio dei vari video sarà presumibimente completato a breve, grazie al prezioso contributo di Dera.

  • Altri contributi

Spero di essere stata d’aiuto offrendo la mia disponibilità per qualsiasi tipo di attività con i bambini. Ho dato una mano nel lavoro comune a tutte le classi sui giochi italiani e giochi malgasci, assegnando alle classi i disegni e invitando gruppetti di bambini a giocare in videochiamata.

In generale, appena avevo un momento libero, lo passavo nel cortile in mezzo alle urla e ai sorrisi di un centinaio e mezzo di anime meravigliose. Mi sono lasciata trasportare… nel gioco in cui i bambini mi coinvolgevano, nei discorsi con cui tentavano di comunicarmi qualcosa, nei loro mondi. Ho inventato con loro il gioco del treno e della vipera, ho partecipato alle partite di pallavolo (una volta mi hanno fatto persino arbitrare!), ho chiacchierato ed ascoltato i più grandicelli. Ho cercato di entrare in contatto con tutti, perché da subito ho avvertito che ognuno di loro era speciale.

I bambini mi hanno regalato molti disegni, uno più bello dell’altro. Oltre a questo, ho ricevuto da loro tanto affetto e riconoscenza.

  • Progetti futuri

Dedico quest’ultima sezione a tutte quelle idee che vorrebbero fare da mattoni per costruire un ponte che, da questa esperienza in Madagascar, arrivi fino in Italia, dove io adesso sono e per un po’ rimarrò.

Le idee più “banali” comprendono la realizzazione di un album fotografico cartaceo ed una raccolta fotografica digitale con didascalie tratte dal mio diario di viaggio.

A Padova, città in cui abito e studio, vorrei proporre all’associazione Ya Basta e all’associazione Cuamm (Medici con l’Africa) di ospitare presso le loro sedi un incontro di presentazione della mia esperienza, allo scopo di sensibilizzare a varie tematiche: non solo le più immediate come l’aiuto verso le popolazioni più povere, ma anche quelle più vicine alla realtà “occidentale”, eppure spesso implicite, come il nostro essere parte di un mondo in continua contraddizione, l’insufficienza del proprio punto di vista, il ruolo dell’esperienza nel crescere e maturare di ciascun uomo.

Un altro progetto è quello di fare qualcosa con il mio diario. Magari tentare una pubblicazione in anonimo, il cui ricavato verrebbe devoluto all’associazione, o semplicemente una condivisione –non a scopo di raccolta fondi- con amici, colleghi e qualsiasi persona interessata. Queste idee però sono ostacolate da grandi dubbi, riguardanti, in primis, l’apprezzabilità e dunque la vendibilità del lavoro e, poi, i problemi connessi i costi e le procedure di pubblicazione.

Parteciperò al convegno generale di Mondobimbi che si terrà a giugno in Toscana, portando la mia esperienza come testimonianza di gioia che nasce dalla solidarietà.

Mi piacerebbe mantenere i contatti con moltissime persone che ho conosciuto a Tuléar, soprattutto con alcuni insegnanti e con i coordinatori. Ho già comunicato loro la mia disponibilità a discutere insieme di eventuali problematiche che attingono al mio campo di studio ed esperienza, qualora ve ne fosse bisogno. Aldilà di questo, voglio conservare con ciascuno di loro un rapporto di amicizia.

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